A proposito di Orbs | ||||||||||||
di Dino Colognesi |
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10 Giugno 2006 |
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Sono degli apparecchi
straordinari dotati di una tecnologia estremamente avanzata con megapixel per
tutte le esigenze e il tutto racchiuso dentro sofisticati contenitori sempre
più compatti e maneggevoli. Sto parlando delle macchine fotografiche digitali.
Oggi la tecnologia mette a disposizione questi raffinati gioielli altamente
funzionali in grado di semplificare operazioni che fino a qualche tempo fa
risultavano innegabilmente più lente e complesse. Fotocamere in grado di
catturare con estrema facilità i paesaggi più suggestivi, i momenti più belli,
gli eventi più eclatanti e persino anche quello che non c’è. |
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Già, perché da quando questa tecnologia si è fatta avanti nel mondo del mercato, diventando di fatto uno strumento alla portata di tutti, sono numerose le foto che pervengono all’USAC per essere analizzate, in quanto mettono in bella mostra forme luminose multicolori di ogni tipo, che involontariamente o fortuitamente sono rimaste impresse nelle immagini degli increduli ed entusiasti autori i quali, poi, cercano delle plausibili risposte. È vero che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio ma è pur vero, e lo dico a malincuore, che per quanto riguarda la maggior parte delle foto analizzate, queste presunte luci o “forze energetiche”, non sono altro che effetti causati da molteplici fattori. Già riguardo ad alcune foto che ho avuto modo di vedere nel 2003, scattate con una fotocamera digitale e fatte pervenire all’USAC dal signor Quadrelli, inserite nell’articolo dello stesso autore: “Esseri di luce” e visibili sul sito internet: www.usac.it, nella categoria -Orbs of light- e pubblicate sulla rivista “Ufo e scienza” n. 1 del gennaio 2004, mi ero dichiarato allora e lo confermo ancora oggi, decisamente scettico riguardo le affermazioni sulla natura di queste “luci”. L’autore sostiene che queste forme luminose, questi globi a vortice o nubi di plasma, come ama definirle, sono “nuove” manifestazioni di entità non fisiche o addirittura entità spirituali che stanno vivendo un loro stadio evolutivo. Tra le righe dell’articolo appena citato si legge anche che riprendere queste “entità” è possibile a tutti, basta possedere una macchina fotografica digitale e usarla con il flash. Il signor Quadrelli suggerisce poi di usare la fotocamera con il cielo nuvoloso o meglio ancora con la pioggia, condizioni ideali per raggiungere lo scopo. In base a quanto sostiene l’autore e ai relativi suggerimenti ho potuto lavorare sulle immagini con più elementi a disposizione e ho concluso le mie analisi affermando che le foto non propongono niente di straordinario ma semplicemente quello che stava effettivamente succedendo al momento degli scatti. Le foto non mostrano altro che delle gocce di pioggia e degli effetti di luce che il flash sa proporre in determinate circostanze. La foto a lato è solo una delle tante e mostra dei presunti globi luminosi che in fase di accelerazione si alzano verso il cielo lasciandosi dietro una vistosa scia evanescente.
Molto suggestiva come immagine, niente da dire, ma purtroppo le cose non stanno proprio così. La foto è proposta capovolta ed è sufficiente rimetterla nel verso giusto e i presunti globi luminosi ritrovano la loro naturale origine. Uno dei particolari che conferma quanto sto dicendo è dato dalla minuscola goccia che pende dalle foglie di un ramo della pianta sul lato sinistro ed evidenziata nel cerchio giallo. Sono tuttavia convinto che nel caso specifico l’inconveniente non sia voluto dall’autore ma piuttosto dovuto alla distrazione o alla foga del momento. Le affascinanti forme luminose o i cosiddetti “globi a vortice” che appaiono nelle foto successive e che in alcuni casi si presentano con dei complessi disegni impressi all’interno, sono invece dovuti alla luce del flash della fotocamera digitale che si riflette sui corpi liquidi e lenticolari delle gocce d’acqua e che torna poi distorta sull’obiettivo della fotocamera, imprimendo sull’immagine queste straordinarie e affascinanti forme luminose.
Può non essere il giusto termine tecnico per esporre la mia opinione, ma in poche parole le cose stanno così. Anche durante l’ultimo Simposio Internazionale organizzato dall’USAC a Santa Maria Maddalena, (RO), che si è tenuto il 29 e il 30 di ottobre del 2005, si è parlato di queste presunte “forme energetiche”. Uno dei relatori presenti alla manifestazione spiegava al numeroso pubblico intervenuto che catturare queste “forme di energia” è piuttosto semplice e alla portata di tutti, basta solo possedere una buona fotocamera digitale. Ad un certo punto della conferenza, per effettuare una dimostrazione pratica, chiese che fossero spente le luci in sala e propose alle persone in possesso di una macchina fotografica digitale, di scattare alcune foto con l’ausilio del flash senza tenere conto dell’orientamento della stessa. Il risultato non è stato soddisfacente solo perché le caratteristiche del locale non erano sufficientemente idonee a soddisfare i requisiti richiesti. Infatti, ben pochi erano gli elementi presenti nell’ambiente in grado di riflettere le luci dei flash, indispensabili per ottenere il risultato sperato. La stessa sera l’amico Roberto ne scattò alcune anche all’aperto mentre un cielo coperto lasciava cadere una leggera pioviggine, condizioni ideali quindi e infatti, come per incanto, una miriade di “globi luminosi”, di “forme energetiche” e “globi a vortice” apparivano nelle immagini.
foto n. 1, 2 e 3.
Tra queste ve ne sono alcune con le stesse caratteristiche di quelle scattate dal signor Quadrelli, vedi la n. 1, 2 e 3. Ho chiesto quindi all’amico Roberto di scattarne qualche altra senza l’ausilio del flash, due delle quali sono proposte qui sotto. Queste ultime sono molto più belle e con una migliore definizione ma purtroppo per il relatore e per tutti i sostenitori di questa teoria, nessuna “forma energetica” è rimasta impressa in queste immagini. L’insieme di determinati fattori quali le luci dei lampioni stradali, i fari delle auto, gli oggetti di metallo lucido, le gocce di pioggia, i fiocchi di neve e quant’altro in grado di riflettere o di distorcere la luce del flash, contribuiscono in modo efficace a dare vita a queste luci o, come spesso vengono erroneamente definite, “forze energetiche”, traendo in inganno non solo le sofisticate parti ottiche della fotocamera digitale ma anche gli stessi autori. Non viene quindi spontaneo chiedersi perché mai questi particolari, o meglio, queste anomalie, vengono prodotte e messe in evidenza solo con questi apparecchi, supportati da questa specifica tecnologia, solo se usati con il flash e solamente in determinate circostanze? Non viene da chiedersi perché mai non succede con le tradizionali reflex seppur usate con le stesse modalità? Se si prova a fare uno scatto con l’ausilio del flash ma senza la presenza di fattori influenti o “inquinanti” citati in precedenza, la foto non mostrerà alcun che se non quello che è effettivamente presente. Io ritengo che ci sia una grande confusione, a volte sicuramente voluta, da prendere seriamente in considerazione. Le foto che seguono, sempre eseguite con una fotocamera digitale in un parco pubblico durante una nevicata, mostrano dei presunti orbs. Alcuni di questi orbs, in evidenza su entrambe le foto, sono dovuti alla luce di un lampione per l’illuminazione pubblica situato all’interno del parco, scovato dalle elaborazioni al computer ed evidenziato nel cerchio, mentre i rimanenti sono dati dalla luce del flash riflessa sui minuscoli cristalli di ghiaccio dei fiocchi di neve.
Ritengo inoltre interessante proporre anche un’altra delle tante foto pervenute al Centro per essere analizzate e che a prima vista mostra una luce arancione in un cielo notturno e poi un globo luminoso in alto a sinistra. Dalle analisi che ne sono seguite è emerso che la presunta luce in cielo non è altro che la fonte luminosa di un lampione situato nei pressi di alcune abitazioni e il presunto globo luminoso il riflesso della luce dello stesso lampione sull’obiettivo della fotocamera digitale. Vedi elaborazioni n. 1, 2 e 3.
Queste sono solo alcune delle foto proposte alla nostra attenzione ma credo siano sufficienti per rendere l’idea. Se da una parte la tecnologia ci aiuta a risolvere determinati problemi, dall’altra complica non di poco le cose. Il risultato finale è affidato come sempre alla razionalità e al buon senso. Personalmente non ho niente contro il digitale, sempre che venga usato con sufficiente cognizione e la dovuta conoscenza ma devo anche dire che tutte queste anomalie, difficilmente emergevano con le classiche macchine fotografiche, sicuramente più ingombranti e meno pratiche ma senza dubbio più sincere. E allora, dove sei andata a finire cara vecchia e affidabile reflex? Dino Colognesi |
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