Mothman a Badia Polesine?


Se non fosse per alcuni particolari che sono emersi in seguito ad un dovuto approfondimento, quello di Daniele Magnavacca sarebbe stato solo il racconto di un sogno, che si sarebbe verificato nella primavera del 2003. A confermare che non si è trattato solo di questo, come sosteneva il testimone, vi è il contributo di un altro componente della famiglia. Daniele Magnavaca abita con la moglie e il figlio Alex in una palazzina a poche centinaia di metri dal centro di Badia Polesine, tranquilla cittadina in provincia di Rovigo.
Il fatto si è verificato agli inizi di aprile quando, intorno alle tre, tre e trenta, si sveglia e si accorge che una figura sosta accanto alla soglia della stanza da letto. La descrive come un essere molto alto, fino a toccare la parte superiore della porta, con la testa di forma triangolare e le spalle squadrate. Non riesce a vederne le mani e la parte inferiore del corpo in quanto un mobile, che occupa lo spazio alla sua destra rispetto al punto di osservazione, ne impedisce la visione. L’essere è scuro, quasi nero ed è solo grazie alla luce di un lampione stradale che filtra attraverso la tapparella di una finestra, che viene tenuta alzata nella stanza adiacente, che assume sfumature più chiare rendendo cosi la figura sufficientemente leggibile. L’essere rimane visibile per dieci, forse quindici minuti per poi svanire nel nulla. Questo accade per otto, nove volte nel giro di due settimane. Daniele, in presenza dello strano essere, non prova paura, emozione o angoscia ma rimane tranquillo sdraiato nel suo letto ad osservare e attribuisce l’insolita visione ad un frutto della sua mente, ad un’illusione, o addirittura ad un sogno.

Questo è stato il racconto del suo “sogno” e, come tale, io lo ho accettato riservandomi di approfondirlo alla prima occasione, in quanto alcuni particolari lo mettevano in dubbio. A mio avviso, il fenomeno si sarebbe ripetuto in eguale modo per troppe notti consecutive e poi, nel raccontare la sua esperienza, tradiva una percettibile emozione.
Una sera, in casa di amici comuni, notai che la moglie di Daniele teneva un fazzolettino premuto sul viso del figlio tentando di tamponare il sangue che gli usciva dal naso. Chiesi a Daniele da quanto tempo accadeva e quando mi rispose che il tutto era iniziato circa otto o nove mesi prima gli dissi che dovevamo incontrarci per parlarne e che avevo alcune domande da porgli in merito al caso. Era l’occasione che aspettavo.
Ci incontrammo a casa sua la sera del 7 di febbraio di quest’anno e riuscii ad avere le informazioni che mi mancavano. Mi riferì infatti che alcuni giorni dopo l’ultima visita dello strano essere, nonostante Alex dormisse nella stessa stanza dei genitori, manifestava l’intenzione di passare la notte a letto con loro. Quando gli chiesero il motivo il bambino rispose di avere paura e di non volere più dormire da solo nel suo letto.

Permisero quindi al piccolo di dormire con loro per alcune notti fino a quando il padre si decise chiedere al figlio il vero motivo di quella sua improvvisa paura, e solo allora Alex confidò al padre che mentre dormono c’è qualcuno nella stanza che li osserva.

Daniele cerca di tranquillizzarlo, prova a convincerlo che quello che vede non è altro che la conseguenza dei troppi cartoni che durante il giorno guarda in tv oppure che potrebbe trattarsi del faro di qualche auto che passa per la strada, ma il figlio continua ostinatamente a dire che nella stanza da letto c’è qualcuno che li osserva mentre dormono.
La sera stessa, mentre la famiglia è seduta davanti al televisore, Daniele si accorge che una goccia di sangue sta scendendo lentamente dal naso del figlio. Preoccupato chiede se si è fatto male, ma Alex risponde che non si è fatto niente e che non sente alcun dolore.
Il sangue dal naso continua anche nei tre o quattro giorni successivi sia di giorno che di notte.

Mentre Daniele mi racconta questi particolari, il figlio entra nella stanza e colgo l’occasione di porgli la domanda su quel qualcuno che li stava osservando nella stanza da letto ma la sua reazione è stata di difesa. All’inizio ignorò la domanda deviando il discorso su altri argomenti poi, con evidente imbarazzo, manifestò l’intenzione di non volere affrontare il discorso e solo quando il padre, intervenendo, lo pregò di riferirmi ciò che gli aveva detto, girava le spalle e se ne andava visibilmente contrariato asserendo che si era trattato sicuramente di un sogno e che proprio non se lo ricordava.

Non sono emersi altri particolari significativi oltre a questi ma credo siano sufficienti per poter affermare che quello che Daniele ed Alex hanno visto non aveva nulla a che fare con i sogni.

Un’ultima cosa che vorrei ancora accennare ma che non so se possa essere in qualche modo riconducibile al caso, è che Daniele, saltuariamente e più o meno alla stessa ora della notte, ode chiaramente un rumore che assomiglia molto a quello di un motore diesel di un’auto in moto e che è accompagnato da un percettibile ronzio. Il rumore dura per diverso tempo e comunque, anche se dovesse trattarsi di una macchina in sosta, non l’ha mai sentita né arrivare né partire. Il fatto gli sembra strano in quanto in quella zona non abitano famiglie con auto o ragazze da accompagnare a casa e nemmeno vi è spazio sufficiente per poter sostare con l’auto.
Nonostante ciò il fatto non lo ha mai incuriosito.

Dino Colognesi.