Marcello Soave 31/9/2006
I Dogon sono una popolazione del Mali, uno stato dell’Africa centro-occidentale; sono circa 240.000, popolano una zona montagnosa all'interno dell'ansa del Niger, la falesia di Bandiagara, zona dichiarata patrimonio dell’umanità dall'Unesco.
Hanno conservato i ricchi patrimoni della loro cultura d'origine; la loro religione animista si esprime in cerimonie e danze rituali, nelle quali le maschere sono il simbolo più importante. Una volta ogni sessant'anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell'immortalità da parte dell'uomo attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana una grande maschera che viene intagliata a forma di serpente ed è alta circa 10 metri. Questa straordinaria maschera viene poi conservata in una grotta segreta.
Il villaggio è costruito seguendo le forme umane: la testa è costituita dal togu-na, la casa della parola, una bassa tettoia dove l'hogon e gli anziani si ritrovano per discutere le questioni importanti del villaggio; il tronco e gli arti sono occupati dalle case di fango con i relativi granai dal caratteristico tetto di paglia di forma conica. Il braccio destro è costituito dallo yapunu guina, la casa dove le donne risiedono durante il periodo mestruale, in quanto impure.
I primi etnologi ad occuparsi dei Dogon furono i francesi Marcel Griaule (Il Dio d'acqua, 1948) e Germaine Dieterlen, che li studiò dal 1931 al 1952.
I Dogon dicono di discendere dal dio Amma proveniente dalla stella Po-tolo, che è anche il nome del seme del fonio, un cereale dai grani piccolissimi, simbolo della forza vitale. Celebrano una festa associata alla stella Sirio, detta festa del Sigui, che si svolge ogni 60 anni circa per celebrare la comparsa della stella e della sua forza fecondatrice in un punto preciso dell'orizzonte (il prossimo appuntamento sarebbe per il 2020). Amma creò l'universo con le stelle e le costellazioni e poi creò Tenga, cioè la Terra, a forma di donna, con cui si accoppiò generando i Nommo, due esseri mezzo uomo e mezzo serpente, identificati come la forza vitale dell'acqua, e li inviò sulla terra a portare la parola. Come prima cosa i Nommo circoncisero l'uomo e la donna, perché creati da Amma con la doppia essenza maschile e femminile (il prepuzio, detto nay, la lucertola, sarebbe la parte femminile dell'uomo, il clitoride, cioè lo scorpione, la parte maschile della donna) ed essi generarono otto figli, quattro maschi e quattro femmine, che popolarono la terra ed impartirono, attraverso la Parola, gli insegnamenti fondamentali, come tessitura, metallurgia, agricoltura.
Fin qui l’antropologia ufficiale, ma gli ufologi pensano che effettivamente i Dogon furono contattati da esseri extraterrestri provenienti da Sirio: i Draconiani, esseri simili all’Homo saurus studiato dal ricercatore italiano Sebastiano Di Gennaro.
Il punto è che i Dogon parlano della stella Sirio e soprattutto della sua compagna, Sirio B, rivelando nozioni astronomiche che avrebbero posseduto più di 5000 anni fa. Infatti Sirio è un sistema binario e Sirio B non è visibile ad occhio nudo. Sirio B è una nana bianca che orbita attorno alla principale ad una distanza compresa tra 8,1 e 31,5 unità astronomiche, con un periodo di circa 50 anni. Fu la prima nana bianca ad essere scoperta nel 1862 da Alvan Clark, figlio dello studioso americano e costruttore di lenti per telescopi Graham Clark. Ma i Dogon come potevano sapere che Sirio B è più massiccia di Sirio A, tanto che la chiamavano appunto Po (un cereale di grande peso specifico) e Tolo (stella)?
Gli ufologi dicono che visitatori extraterrestri avrebbero rivelato loro queste cose, come raccontato nel libro The Sirius Mystery di Robert Temple, uno studioso inglese appassionato di civiltà orientali che decise di aggregarsi ai francesi. Altri lo spiegano con missionari che avrebbero portato ai Dogon le conoscenze scientifiche del tempo.
Storicamente, molte culture hanno dato un significato speciale a Sirio. Era adorata in Egitto molto prima che Roma fosse fondata, e molti templi degli antichi Egizi furono costruiti orientandoli in modo che la luce della stella potesse illuminare i loro altari interni. Gli Egizi inoltre basarono il loro calendario sul sorgere eliaco di Sirio, che accadeva poco prima dell'annuale piena del Nilo e dell'equinozio di primavera. Nella mitologia greca, il cane di Orione divenne Sirio. I Greci inoltre associarono Sirio con il caldo dell'estate: il nome Sirio deriva da Seirios, che significa "lo scottatore". Per restare in Egitto voglio mostrare le decorazioni del complesso funerario di Saqquara, progettato da Imothep per la prima volta in pietra (con calcare e granito di Assuan), annesso alla piramide a gradoni di Zoser.