Scritture e simboli alieni
di Antonio Marcianò
Un campo dell’Ufologia indagato solo da qualche
ricercatore ed in modo spesso estemporaneo è quello delle scritture e dei
simboli alieni. Si tratta di un ambito molto singolare in cui sono proliferate
le supposizioni: manca, infatti, una stele di Rosetta per interpretare presunte
scritture extraterrestri. Le definisco presunte, perché non si può escludere che
tali segni non siano vocaboli, ma, come si vedrà, glifi con una funzione
particolare. L’ufologo
francese Christian Macé ha dedicato un articolo al tema in questione in cui fa
una rapida carrellata degli emblemi extraterrestri: il testo di Macé, di cui non
condivido alcune interpretazioni, sarà spunto per ulteriori analisi.
Così si esprime lo studioso.
All’epoca del famoso schianto di un
U.F.O. a Roswell, nel New Mexico, U.S.A., nel luglio del 1947, Jesse Marcel
recuperò tre oggetti che presentavano strani simboli. In seguito suo figlio potè
riprodurli sotto ipnosi.
Nel 1952 George Adamski ricevette un messaggio riprodotto su una pellicola
restaurata che mostra un disco che sorvola Palomar Gardens, in California.
Marcel Homet scoperse simboli
simili in Perù. Ora, si compari il messaggio di Adamski con la tavola reperita
dall’archeologo ed esploratore francese Homet, risalente a 10.000 anni fa, fra i
megaliti brasiliani di Pedra Pinta, durante le sue esplorazioni nell’Amazzonia
settentrionale. Si noteranno molte somiglianze. (Vedi Neuville Sperman, I suoni
del sole, Londra, 1963)Si
deve anche ricordare la sbalorditiva storia di un giovane allevatore brasiliano.
Una notte del 15 ottobre 1957 Antonio Villas Boas fu costretto ad avere un
amplesso con un’extraterrestre, dopo essere stato portato a bordo di un U.F.O.,
Antonio potè vedere un’iscrizione sul portellone dell’ordigno.
Nell’aprile del 1964, un agente di
polizia, Lonnie Zamora, fu protagonista di un incontro ravvicinato del terzo
tipo, a Socorro, New Mexico. Egli fu in grado di leggere un simbolo simile
tracciato in rosso sull’astronave.
Il libro di Guy Tarade, Dischi volanti e civiltà
dello spazio, fornisce altre informazioni concernenti questo segno. Afferma
Tarade: “ Queste iniziali costituiscono un’antica scrittura, l’alfabeto di un
linguaggio primitivo che si può interpretare così: “Noi siamo le Madri del
Tempio universale fecondate dal Dio ignoto”.
Il semicerchio indica la lettera M che, in tutte le
lingue, si riferisce alla madre. Con lo stesso significato, questo grafema
esiste ancora nella lingua dei Berberi.
Le due barre denotano, a guisa di due colonne, il
Tempio. La freccia centrale evoca il menhir, la pietra grezza. Essendo unica,
indica il Dio ignoto. La
linea orizzontale in basso rappresenta l’universo. Gli Egizi avevano, per
raffigurare il cosmo, un geroglifico che era un rotolo di papiro chiuso da
sigilli. I simboli riportati da Zamora possono essere letti da destra a
sinistra, da sinistra a destra, dall’alto verso il basso o viceversa, come il
Tamachek che si può leggere anche a zigzag.
Eruditi e glottologi vedono nella
scrittura dei Berberi la sopravvivenza di un linguaggio dei Telamoni. Le
Amazzoni avevano scoperto Atlantide prima della sua scomparsa e mutuarono dagli
Atlantidei il loro alfabeto. Non è impossibile. Comunque non dimentichiamo che
la fine di Atlantide, che viene datata all’età del diluvio, corrisponde
all’epoca in cui tutta la popolazione del mondo parlava lo stesso idioma ed
usava i medesimi segni per comunicare.
Le organizzazioni religiose non sono all’oscuro del segreto
conflitto nell’universo e, in particolar modo sulla terra, tra il matriarcato ed
il patriarcato. L’ideogramma descritto da Zamora può suffragare la nostra tesi.
Il simbolo del semicerchio
simile ad una M che sormonta il Tempio è usato sin dalla più remota antichità. È
universalmente impiegato come sigillo di maternità e riproduzione. Tra gli
Ebrei, la lettera Mem è considerata una delle tre lettere per madre. La parola
egizia Madre comincia con la M, come nella maggioranza delle lingue indoeuropee.
Il pittogramma che in
Egitto denotava la M era una civetta… La dea che anticipò la greca Atena era
raffigurata sui vasi del Neolitico con la testa di civetta. Questo rapace
notturno era effigiato anche su monumenti megalitici di un’ignota antica era. In
America meridionale i Precolombiani seppellivano la testa di una civetta che per
loro evocava il pianeta Venere. La glaucopide Atena aveva occhi verdi, il colore
di Lucifero, stella della sera.
I cabalisti ebrei, fautori di un culto patriarcale, associarono
questo strigide all’anatema. Essi trasformarono l’immagine muliebre della M alla
consorte del Principe delle Tenebre. In ebraico antico, civetta equivale anche a
Lilith. Per qualche istante
l’agente Zamora vide quelle iniziali su un disco volante proveniente da un altro
mondo nel cielo del New Mexico. Questo ci esorta a considerare tutte le
questioni inerenti agli U.F.O. che da secoli incrociano nei nostri cieli per
dirigere il nostro destino.
Attualmente siamo interessati ai segni degli extraterrestri
definiti Ummiti, descritti nei resoconti di Jean Pierre Petit.
Notiamo che il simbolo di Ummo
fu scorto sull’U.F.O. di Voronej, in Unione Sovietica, il 27
settembre del 1989. E’ un’iscrizione molto simile ad alcuni petroglifi in
Venezuela e nell’Amazzonia brasiliana.
Sulla copertina di due libretti, Il governo segreto:
l’origine, l’identità e lo scopo del Majestic 12 e l’operazione cavallo di
Troia: la Terra nelle mani dei piccoli Grigi, è riprodotto l’emblema dei Grigi,
un distintivo con tre lati, un triangolo nero con una parte inferiore rossa. Da
ricordare che il triangolo è un simbolo dell’umanità.
Grigi invasori, autori di
mutilazioni, rapitori in piena attività anche sul nostro satellite, la Luna!
Nel suo libro, Non erano soli sulla Luna, (1978), George Leonard menziona
vari simboli trovati sulla superficie del”nostro” satellite. Sono state trovate
enormi F e G all’interno di parecchi crateri. Sono state individuate anche segni
che assomigliano alle lettere A, X e P. Un simbolo che Leonard definisce “albero
della vita” appare spesso sulla Luna, quasi sempre circondato da un ovale o da
un cerchio. Questo emblema ricorda sia un geroglifico della scrittura ummita sia
il segno osservato da Lonnie Zamorra a Socorro.
Gli alieni lasciano tracce di volti
dalle sembianze umane su Marte e sulla Luna. Come le loro scritture, questi visi
mostrano stupefacenti somiglianze con quelli umani.
Si ritiene che molti di questi simboli si possano
rintracciare nell’antica scrittura germanica dell’Europa settentrionale,
l’alfabeto runico, ma anche nei geroglifici egizi, nella scrittura cinese e
giapponese. Certi
extraterrestri sono forse i nostri creatori o cugini?1
Per quanto riguarda i grafemi su alcune
presunte barre appartenenti al disco volante precipitato a Roswell, si deve
ricordare che, ammesso che i reperti siano autentici, sono state tentate varie
interpretazioni, tutte, però, completamente teoriche, chiamando in causa ora la
lingua greca, ora simbologie dei nativi americani, ora formule scientifiche…
Il corifeo del contattismo, il polacco
naturalizzato statunitense George Adamski (1891-1965), su incitamento dei
Venusiani di cui diventò portavoce, in occasione del suo primo incontro con i
fratelli dello spazio, rilevò un calco delle impronte delle scarpe del venusiano
Orthon, su cui erano impressi dei simboli, con al centro uno svastica. Nove anni
dopo, nel 1963, l’archeologo Marcel Homet pubblicò i risultati di alcune
ricerche compiute in America meridionale, dove aveva reperito dei graffiti
rupestri che lo studioso attribuì ad una cultura risalente a 20.000 anni
addietro. I graffiti presentavano una sorprendente somiglianza, non solo nella
forma, ma anche nella disposizione con i caratteri del calco.
2
Circa la scrittura osservata da Antonio Villas Boas,
a tutt’oggi, come è facile immaginare, resta indecifrata.
L’esegesi del simbolo notato da Zamorra è
suggestiva, ma non convince del tutto: pur assomigliando ad una M, mi pare
meramente speculativo ed un esercizio erudito arguire una gamma di valori
collegabili alla cultura antica.
3Tuttavia
non si può ignorare un legame tra avvistamenti dei nostri tempi e remote visite
di alieni: nell’ambito di tale ipotesi, non sembra peregrino accostare, in
qualche occasione, antiche scritture e glifi effigiati su oggetti non terrestri
scorti in questi ultimi decenni. Il caso più emblematico è quello di Ummo, il
pianeta appartenente alla stella Wolf 424, patria di una rappresentanza di
cosmonauti che sarebbero sbarcati sulla Terra per compiere una missione
pacifica. Gli Ummiti si sarebbero manifestati allo scrittore Fernando Sesma
Manzano, che dedicò loro alcuni libri. Il glifo degli Ummiti, descritto da Sesma
Manzano nel 1966, è una croce posta tra due archi aperti verso l’esterno. Lo
stesso simbolo fu visto da testimoni di due celebri casi occorsi in Spagna: il
primo è l’atterraggio di Aluche, del 6 febbraio 1966; il secondo è
l’avvistamento multiplo di San José de Valderas, risalente al primo giugno del
1967, seguito dall’atterraggio di Santa Monica. Non solo, la città di Voronezh,
situata a 480 chilometri da Mosca, fu teatro tra il settembre e l’ottobre del
1989 di una serie d’incredibili avvistamenti: alcuni ragazzi scorsero luci rosa
nel cielo e strane entità, alte circa tre metri che, vestite con tute argentee,
calzavano stivali color bronzo. Gli esseri, apparentemente privi del capo,
roteavano i loro tre occhi luminosi, come per scandagliare la zona circostante.
Uno dei testimoni, il giovane Vasya Surin sottolineò la presenza su un U.F.O.
scorto a più riprese tra settembre ed ottobre di un simbolo paragonabile al
carattere cirillico Ж.
4E’ vero
che alcuni ufologi hanno liquidato il caso Ummo come un falso. Non di meno certi
autori credono che, dietro questa storia senza dubbio controversa, si nasconda
qualche verità.
5
Recentemente l’ingegner Carlo Bolla ha reperito nel sito archeologico di Veio un
glifo affine all’emblema di Ummo, con cui era suggellata ogni comunicazione dei
visitatori, a guisa di firma. “E’ un simbolo molto simile alla Ж dell’alfabeto
cirillico o a due parentesi racchiudenti una croce. Secondo i casi, la curvatura
dei due bracci laterali può essere più o meno accentuata. Il braccio orizzontale
a volte si estende oltre quelli laterali, a volte il segno è ruotato di novanta
gradi. Ж, minuscolo ж, è una lettera
dell'alfabeto cirillico, che rappresenta la consonante fricativa postalveolare
sonora (/ʒ/), il suono della
j francese di journal.Viene
trascritta spesso nell'alfabeto latino con la lettera ž, che è la lettera
corrispondente nelle lingue ceca, slovacca, slovena e croata; un'altra
traslitterazione diffusa è zh, una più rara è zx.
La Ж è la settima lettera della versione bulgara e bielorussa
dell'alfabeto cirillico e l'ottava della versione russa, macedone e serba, la
nona nella versione ucraina. E’ usata anche in molte altre lingue non slave e
non-indoeuropee, che usano l'alfabeto cirillico, per rappresentare il fonema /ʒ/
o /dʒ/. Nell'alfabeto
cirillico antico, la Ж era la settima lettera. Era chiamata "живѣте"
(živěte) cioè "vivete", e non aveva valore numerico.
Non è dato sapere da dove derivi la Ж. Non esiste lettera simile
nell'alfabeto greco, latino o in altri alfabeti del tempo, mentre è evidente una
certa somiglianza con la lettera dell'alfabeto glagolitico "živete" che
rappresenta il medesimo suono. Ad ogni modo, l'origine di živete, così come la
maggior parte delle lettere glagolitiche, non è chiara.
Ritengo che l’analogia formale tra la lettera cirillica ed il “sigillo”
ummita sia casuale. Non penso esista una correlazione col simbolo astrologico
dei Pesci e del pianeta Urano, in greco Ouranos, ossia “cielo”. Il significato
del glifo di Urano, in cui la croce sormonta un cerchio, è oscuro. Forse il
cerchio è il mondo e la croce è un H, iniziale di Herschel, scopritore del
pianeta. Nel simbolo dei Pesci, invece, sono raffigurati, in modo stilizzato, i
due animali uniti per la bocca da un laccio, a riprodurre il disegno della
costellazione zodiacale.
6
Il simbolo in esame è lo stesso della setta
Giurisdavidica.”Questo distintivo è il medesimo che portava in fronte il
fondatore della setta, David Lazzaretti. È l'emblema per la maturazione della
scienza terrestre. Si compone di due 'C' contrapposte speculari, cioè aperte
verso l'esterno, con in mezzo la croce dai lati uguali, che significa l’apertura
della Terra nei suoi quattro punti cardinali, dispiegati verso la conquista
della Scienza universale”.7Sono
state formulate anche due interpretazioni astronomiche: il disegno, infatti,
ricorda la disposizione degli astri della costellazione di Orione, ma anche le
linee d’ombra di uno gnomone in concomitanza col solstizio d’inverno e d’estate
(tratti curvi) e con l’equinozio (linea retta).
8
Il segno di Ummo fu visto anche da Pedro Gomez, un
pittore di Quito che crea opere aerografate di soggetto cosmico. Gomez, che fu
probabilmente vittima di un rapimento, grazie all’ipnosi regressiva, ricordò di
essere stato un giorno risucchiato da un fascio di luce. Il raggio, sollevato
l'uomo da terra, lo trasferì in un ambiente debolmente illuminato con pareti
sulle quali erano installati dei pannelli luminosi ed un pavimento che sembrava
di marmo. Mentre il rapito era incapace di muoversi, in piedi, con le braccia
lungo i fianchi, scorse degli uomini alti, con i capelli lunghi e le fronti
spaziose. Gli sconosciuti erano vestiti con tuniche di colore chiaro, su cui era
effigiato un simbolo. Uno degli extraterrestri, dopo aver sfiorato Gomez con le
dita in modo da provocargli una sensazione di intenso piacere, cominciò a
parlargli in spagnolo, dicendogli di chiamarsi Kelium e di provenire dal pianeta
Akturus, nella costellazione delle Pleiadi. Il Pleiadiano aggiunse che era sulla
Terra per aiutare le persone a ritrovare valori come l’umiltà e l’amore. Poco
dopo, un altro visitatore porse a Kelium un astuccio da cui fu estratto un lungo
spillo: il testimone ricorda quindi un acuto dolore alla base della schiena.
Pare che l’uomo abbia un impianto nell’osso sacro, un corpo estraneo che, però,
i chirurghi hanno deciso di non asportare.
L’emblema descritto come una croce dall’artista e da lui disegnato affinché i
ricercatori potessero studiarlo, è pressoché identico al glifo di Ummo.
9Vorrei qui
aggiungere qualche osservazione su tale sphràghis che
ricorda il vajra, un’antica immagine indiana, formata da due
semicerchi intersecati da una linea verticale. Il vajra è l’accostamento tra un
albero, inteso come Axis mundi, ed il fulmine. L’albero può avere natura ignea,
col quale Agni, è identificato. Infatti l’Asse del mondo è luminoso e Vajra
significa sia fulmine sia diamante. L’aspetto duplice del fulmine adombra sia la
vita sia la morte, la creazione e la distruzione.
10
Se si considera che, in qualche modo, gli Ummiti
potrebbero essere legati all’India vedica, come traspare da certe loro
dichiarazioni e come congetturato da Fabio Siciliano, allora non si può scartare
l’idea che il vajra ed il simbolo ummita siano in qualche rapporto. Secondo
Siciliano, gli Ummiti italiani, autodefinitisi Akrij, potrebbero essere i
discendenti degli antichi Arii, il cui nome vale “nobili”.
11La
sconcertante avventura di Antonio La Rubia, un conducente d’autobus brasiliano,
risale al 29 settembre 1977. L’uomo, che aveva allora trentatré anni, uscì da
casa alle 2: 15. Poco prima di arrivare alla fermata, alla quale avrebbe dovuto
prendere il mezzo che, come sempre, lo portava nella sede della ditta per cui
lavorava, scorse un enorme oggetto, da cui promanava un’abbacinante luce
azzurra. Non distante da lui il giovane notò tre bizzarre figure, apparentemente
automi. In seguito, senza capire come, La Rubia si trovò all’interno di un
ambiente dotato di uno schermo. Un essere si avvicinò al malcapitato e,
conficcatogli l’ago di una siringa sulla punta del dito medio della mano destra,
ne estrasse del sangue. La creatura quindi puntò la siringa verso un riquadro
della parete, tracciando, presumibilmente col sangue, l’enigmatico disegno di
tre cerchi tagliati da una elle.
12Nel mese
di maggio del 2008 esplose nel cielo dell'isola di Phu Quoc, in Vietnam, un
ordigno non identificato: furono quindi trovati dei rottami molto simili a
quelli reperiti in seguito allo schianto di un U.F.O. a Kecksburg (Pennsylvania)
del 9 dicembre 1965, quando un ordigno a forma di ghianda fu visto cadere. I
frammenti furono prelevati da personale militare e trasportati in una zona
segreta. Pare che si trattasse di un satellite militare sovietico precipitato
nell’atmosfera terrestre. I resti recuperati in Vietnam presentano geroglifici
simili a quelli scorti su alcune barre trovate a Roswell, all’indomani del
famoso incidente occorso nel New Mexico, nel giugno o luglio del 1947, come le
famose barre a forma di I coricata.
13I glifi
sulle barre sono stati interpretati diversamente: qualcuno vi ha visto adombrati
simboli dei nativi americani, altri scritture antiche, altri lettere
dell’alfabeto latino, ma dissimulate. E’ stata anche formulata l’ipotesi secondo
la quale i glifi non sono grafemi di una grafia ignota, ma, per così dire, segni
di comando, forme atte a generare fenomeni, a sprigionare energie.
14
Forme formanti o misteriosi caratteri? Qualora sia
corretta la seconda ipotesi, si riuscirà a tradurli, almeno in parte? Si
potrebbe ricorrere al metodo comparativo per tentare una decodificazione, atteso
che alcune lingue antiche, in primis il sumero, paiono
essere idiomi degli “dei”. Così, se enucleeremo segni cuneiformi dei Sumeri, in
origine pittogrammi, e se li confronteremo con presunti glifi extraterrestri,
forse sarà possibile intuire qualche significato.
1 C. Macé, Alien writings and symbols, 2006.
2 Cfr. Timothy Good, Base Terra, Milano, 1998, p 153. Sulle presunte scritture extraterrestri, vedi R. Pinotti, U.F.O. contatto cosmico, pp. 71-94
3 La lettera M, m - iemm, nell’alfabeto dei Berberi, ha per connotazione l'acqua, l'intelligenza, la potenza fecondatrice. E' la materia che nasce, cresce e muore.
4 Cfr G. Degli Esposti, Incontri del quarto tipo, Sesto Fiorentino, p.
5 Nonostante la vicenda sia stata considerata una colossale montatura, anche perché lo spagnolo Fernando Sesma Manzano confessò di aver inventato tutto - una confessione da alcuni reputata poco spontanea - sconcertano le dichiarazioni dello scienziato francese Jean Petit. "È certo che l'esame del dossier ummita mi ha orientato verso ricerche che altrimenti non avrei mai affrontato. Nel campo della MHD (magnetoidrodinamica) e della cosmologia ho ottenuto risultati e proposto soluzioni tecniche che hanno trovato applicazione pratica 15 anni dopo (sottomarini e navi MHD). Altre soluzioni, già presentate in congressi internazionali, troveranno applicazione in un futuro ormai prossimo (per esempio, il volo ipersonico senza bang). Quanto alla cosmologia ritengo di aver prodotto lavori di qualità in due direzioni: quello della teoria gemellare dell'universo, pubblicato nel 1977, e quello di un modello di genesi cosmica (con tre articoli pubblicati fra il 1988 e il 1989) implicante fra l'altro la variazione della velocità della luce nel tempo. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la lettura dei testi ummiti." Sul caso Ummo, vedi A. Ribera, La incredibile veridad ed il più recente S. Breccia, Contattismi di massa, Padova, 2007 con la bibliografia ivi contenuta.
6 Cfr A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di astrologia, Milano, 1988, sotto le voci inerenti
7 Dichiarazione di Leone Graziani, sacerdote della Chiesa giurisdavidica
8 E’ quest’ultima una lettura compiuta da Riccardo Di Prinzio, ufologo ed astrofilo abruzzese. Vedi S. Breccia, op.cit., p. 158-159
9 Vedi A. Corazza, Abduction o contattismo? Pedro e gli uomini di Akturus, 2001
10 Cfr R. Guènon, Simboli della scienza sacra, Milano, 1975
11 Vedi F. Siciliano, Alieni infiltrati in Italia, Gli alieni di Amicizia, In cerca dei creatori, 2007: i tre articoli comparsi su Area 51, costituiscono un dossier sul libro di S. Breccia, op. cit.
12 Vedi G. Degli Esposti, op. cit., p. 139
13 Vedi R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Firenze, 2003, sotto le voci Kecksburg e Roswell.
14 Vedi Zret, Scienza e magia: il matrimonio dell’Inferno e del Tartaro, 2007