STRUMENTAZIONI SCIENTIFICHE

NEL CAMPO UFOLOGICO

              

Nel Settembre del 1978, anno in cui ideai e con l'aiuto di alcuni studiosi creai l’USAC, Centro Accademico di Studi Ufologici, pretesi che detta associazione acquisisse una valenza prevalentemente strumentale nell'ambito della ricerca ufologica, cioè fosse dotata di apparecchiature e di materiali scientifici atti a coadiuvare le indagini dei nostri investigatori sul campo (field investigations). I primi strumenti costruiti furono piuttosto rudimentali ma efficienti. Il flap massiccio di UFO che stava manifestandosi in tutto il mondo, e anche in Italia, specie nelle nostre zone del ferrarese e del Veneto, ci costrinse ad affinare le indagini con strumenti più professionali. Durante le varie spedizioni scientifiche (alcuni le chiamano "Sky Watch") che organizzavamo in zone piuttosto sospette e spesso riferite da numerosi testimoni siamo stati coadiuvati dal possesso di dette strumentazioni, che ci hanno rivelato parametri anomali e di natura ufologica. Laddove i nostri sensi potevano ingannarci, gli strumenti scientifici no.

E' ovvio che lo studio del fenomeno UFO implica preferenzialmente l'attendibilità dei testimoni, seguita da eventuali conferme sul campo.

Nei nostri circa 500 casi di natura ufologica studiati e relegati nel nostro archivio c'è una notevole percentuale che riguarda atterraggi con relative tracce al suolo e in terreni circostanti, per cui l'uso appropriato di strumenti elettronici ci ha permesso di analizzare, a volte, con precisione assoluta l'ambiente in questione, confermando la veridicità dei casi esposti dai testimoni.

Nel corso di questi anni, durante alcune spedizioni scientifiche operate dall'USAC, anche noi ci siamo trovati coinvolti in fenomeni, poco edificanti, che riteniamo senz'altro di natura ufologica. A volte variazioni di pressione, temperatura, campi magnetici, ecc., che si verificano intorno al testimone al centro di un evento anomalo, se misurati opportunamente e in modo sbrigativo, possono confermare la validità o meno della presenza di un UFO.

     

Un solo strumento in azione, in fase di anomalia esterna, potrebbe non dire gran ché ma, se abbinato ad una batteria di altre strumentazioni alcune delle quali monitorizzano altre anomalie, può indicarci con estrema probabilità e attendibilità se l'evento è naturale o di carattere ufologico. Vorrei elencare qui in dotazione all'USAC, il Centro di Ricerche da me diretto da quasi 25 anni, una serie di strumenti tecnici, ottico-elettronici, indispensabili per la ricerca. A volte l'avvicinarsi di una fonte luminosa o di un UFO causa un aumento di temperatura con segni evidenti di scottature sul corpo del testimone o di bruciature sul terreno circostante o sulle piante; altre volte si è manifestato un abbassamento di temperatura nell'ambiente.

 

Un termometro digitale, ben tarato, con sonda al mercurio fa al caso nostro, considerando che il mercurio è un metallo molto sensibile alle escursioni termiche.

 

In alcuni casi si è manifesta nell'ambiente circostante una certa radioattività.

Prima di parlare della pericolosità di alcune radiazioni e di come captarle per evitare di esserne colpiti o di sottoporsi a lunghe esposizioni, diamo uno sguardo veloce alla natura delle radiazioni. Esse possono dividersi in due gruppi: radiazioni corpuscolari e radiazioni elettromagnetiche.

Le radiazioni corpuscolari sono costituite da particelle di origine nucleare, dotate di massa a riposo e ad elevata ionizzazione specifica. Si dividono in radiazioni alfa, beta ed i neutroni. 

Con il termine di radiazioni elettromagnetiche si comprendono radiazioni, come le onde radio, le microonde, la luce infrarossa, visibile ed ultravioletta, le radiazioni X e gamma, che apparentemente diverse, sono in realtà di una stessa natura. Le radiazioni elettromagnetiche sono convenientemente rappresentate come un moto ondulatorio; esse consistono di onde di energia associate con campi elettrici e magnetici, risultanti dall'accelerazione di una carica elettrica. Questi campi, elettrico e magnetico non richiedono alcun mezzo di supporto e possono essere propagati attraverso lo spazio, sono perpendicolari fra di loro ed alla direzione di propagazione. Esse si propagano nel vuoto con la velocità della luce (300.000 Km/sec). La natura delle radiazioni elettromagnetiche dipende dalla loro lunghezza d'onda (o frequenza). La lunghezza d'onda è, per esempio, di metri o centinaia di metri per le onde radio, di centimetri per le microonde, da 4.000 a 7.000 Angstrom per la luce visibile. I raggi X e gamma hanno lunghezze d'onda molto piccola, da circa 0,001 a 100 Angstrom (1 A°=10 elevato a -10   m = 0,1nm). (1nm = 10 elevato a -9 m). Quindi, per la loro elevatissima frequenza sono le radiazioni più pericolose a seguito dell'elevata capacità di penetrazione nei tessuti viventi.

In base alle successive conquiste della meccanica quantistica e relativistica è stata formulata l'ipotesi che le radiazioni elettromagnetiche siano emesse dalla materia in modo discontinuo, sotto forma di quanti di energia o fotoni, energia che è direttamente proporzionale alla frequenza secondo la formula  E=hn, dove h è la costante di Plank.

Ne deriva che la radiazione elettromagnetica può essere per certi aspetti assimilata alle radiazioni corpuscolari, come le alfa e le beta, in quanto l'energia emessa per quanti viaggia sotto forma di corpuscoli, ciascuno dotato di una determinata energia.

I fotoni però non sono particelle elementari e la loro energia non è energia cinetica, perché non è possibile definire per loro una massa a riposo.

Le radiazioni X e gamma hanno in comune le seguenti proprietà:

1.  non sono deflessi da campi elettrici e magnetici (non portano cariche);

2.  impressionano le lastre fotografiche;

3.  producono il fenomeno di ionizzazione dei gas;

4.  generano fenomeni di fluorescenza in molte sostanze;

5.  attraversano senza apprezzabile assorbimento e diffusione la maggior parte delle sostanze.

 

 I rischi di danno biologico conseguenti ai raggi X e gamma sono connessi con l'elevata capacità di penetrazione che essi hanno in aria e nei tessuti. Essi si propagano con scarso assorbimento e con grossi problemi di schermatura fino a distanze abbastanza grandi dalla sorgente e possono raggiungere i tessuti più radiosensibili del corpo anche in profondità. Nel 1908, il fisico neozelandese Ernest Rutheford e un suo assistente, il fisico tedesco Hans Geiger, presso l'Università di Manchester, in Inghilterra, idearono un congegno capace di contare le particelle invisibili, dette "alfa", emesse dalle sostanze radioattive.

Fondamentalmente, il contatore geiger consiste di un cilindro metallico contenente gas a bassa pressione. Al centro del cilindro, ma isolato da esso, passa un sottile filo. Elettricità ad alto voltaggio viene applicata tra il cilindro e il filo. Quando una particella "alfa" entra attraverso la sottile apertura di mica, situata alla bocca del cilindro, ionizza il gas, cioè ne carica gli atomi elettricamente. Gli ioni caricati formano immediatamente un collegamento tra filo e cilindro, consentendo alla corrente elettrica di passare. Gli impulsi di corrente azionati dalle particelle alfa possono essere osservati su un misuratore e uditi sotto forma di ticchettio emesso da un altoparlante, oppure possono essere contati elettronicamente. Alcune sostanze radioattive emettono solo raggi "alfa", altre raggi "alfa" e "beta" e altre ancora radiazioni "alfa", "beta" e "gamma".

  

Come misurare la radioattività? Il problema è complesso in quanto non è stato possibile arrivare alla definizione di una singola ed univoca unità di misura, perché, se comoda per uno specifico campo di studio, si sarebbe poi rivelata del tutto inadatta in altri casi. A tutt'oggi esistono svariate unità di misura relative al fenomeno della radioattività:

--il Curie (C)

--il Roentgen  (R)

--il Rem (Rem)

--il Rad (Rad)

--il Gray (Gy)

--il Bequerel (Bq)

--il Sievert (Sv)

Come si vede, le unità di misura della radioattività sono svariate. Anche se le unità "Curie, Roentgen, Rad, Rem" sono ancora molto usate, tuttavia oggi si preferiscono le unita del Sistema Internazionale SI: Bq (Bequerel) - Gy (Gray) - Sv (Sievert). In unità SI l'esposizione a una radiazione ionizzante viene espressa in C/Kg, unità che corrisponde alla quantità di raggi X o di raggio g che produce coppie di ioni di segno opposto che trasportano la carica di 1 Coulomb per ogni Kg di aria secca pura.

Curie (Ci) = 3,7.10 alla decima Bq

Gray (Gy) = unità di misura della dose assorbita quando l'energia per unità di massa ceduta alla materia dalla radiazione ionizzante = 1 Joule/Kg

Rad = 10 a -2  Gy

Rem = 10 a -2  Sv

Sievert (Sv) = 1 Joule/Kg

Roentgen = 2,58. 10 a -4  C/Kg

 

 

Come per ogni altro campo ogni unità di misura è caratterizzata da sottomultipli per

misurare le grandezze inferiori, cosi accade nell'ambito delle unità di misura della

radioattività. Pertanto abbiamo i seguenti sottomultipli: '

             - milli   = 1000 volte più piccolo dell'unità di misura

             - micro = 1.000.000 di volte più piccolo dell'unità di misura

             - nano   = 1.000.000.000 di volte più piccolo dell'unità di misura

 

  LE DIFFERENZE TRA LE VARIE UNITA' DI  MISURA

 

Il Curie - Viene utilizzato per verificare il livello di attività radioattiva in 1 metro cubo di aria, 1 litro di un qualsiasi liquido, 1 Kg. di un qualsiasi alimento, etc. In pratica lo strumento che misura i Curie si può paragonare ad un "termometro" che, collocato su di una quantità sempre unitaria di materiale radioattivo o contaminato, ci indica quanto calore questa generi, cioè 20-50-100-500 gradi . Lo strumento che                  effettua tale e misurazione si chiama "analizzatore multi canale" esso, inoltre, è in grado di discriminare tutti i vari tipi di particelle radioattive come le Alfa, le Beta, le Gamma, le X, etc.

Il Becquerel - E' una nuova unità di misura che dovrebbe sostituire il Curie.  Per convertire i nanocurie in Becquerel occorre moltiplicarli per 37.  Se invece si vuoleconvertire i Becquerel in nanocurie, è sufficiente dividere i!primi per il numero fisso 37.

Il Roentgen - Ci permette di stabilire la misura della ionizzazione prodotta in aria da una radiazione ad una certa distanza dalla sorgente.  Le misure vengono sempre indicate in milliRoentgen/ora, cioè si contano, nel tempo di un'ora, il numero di particelle radioattive che raggiungono il tubo rivelatore del Geiger.  Il Roentgen, quindi, misura la dose di esposizione alle radiazioni.

Il Rad - (Radiation Absorbed Dose) - Indica quella dose di una qualsiasi radiazione che comporta l'assorbimento di 100 erg di energia per grammo, di un qualsiasi materiale inorganico. La scoperta e soprattutto l'impiego di neutroni, di particelle Alfa e di altre radiazioni, ha inoltre reso necessario l'introduzione di un'altra unità di misura:

Il Rem - (Radiation - o Roentgen- Equivalent Man) - Ciò perché‚ se tutte le radiazioni producono effetti biologici simili, a parità di entità di effetti, la dose assorbita espressa in Rad può variare notevolmente da un tipo ad un'altro di radiazione. Il Rem indica la quantità di energia radioattiva in genere assorbita da qualsiasi creatura vivente animale.

Tale dose viene valutata in base alla gravità della sintomatologia clinica accusata dal soggetto esposto. Questa unità di misura tiene conto del fatto che non tutta la quantità di radiazioni emesse da una fonte radioattiva giunge fino al soggetto esposto e che solo una parte di queste risulterà effettivamente assorbita dal corpo umano e/o animale.

Questa differenza di comportamento delle radiazioni è espressa da una quantità chiamata "Effetto Biologico Relativo" (E.B.R.). Il Rem può essere rappresentato pertanto da: dose in Rem = E.B.R. dose in Rad.

Il Gray - Dovrebbe essere la nuova unità di misura da adottare in sostituzione dei R/h,

dei Rem e dei Rad. Perciò anche questo tipo di misura si effettua con il Geiger prendendo come base il tempo di una ora. Per le misure si utilizza il sottomultiplo microGray/h, che viene indicato con la sigla "uG/h".

Il nostro Centro possiede anche un rivelatore selettivo di radiazioni gamma, costruito dai nostri tecnici.

 

All'avvicinarsi di un UFO, bisogna tener conto, però, che quasi sempre qualsiasi tipo di strumentazione di cui si è dotati va in tilt. Sappiamo che un'auto si ferma, le sue luci si spengono e il motore s'arresta o va fuori fase, le strumentazioni di bordo non rispondono più ai comandi. Stando in casa,  si avverte spesso il black-out di elettrodomestici. Tutto ciò è dovuto alla componente elettromagnetica dell'UFO. Una spedizione scientifica dell'USAC nel 1978, in località S. Egidio, ha potuto sperimentare sia l'invisibilità dell'UFO sia il controllo pilotato delle luci posteriori di 4 delle nostre auto con il conseguente fuori fase dei motori di queste ultime. E facile avvertire una variazione di magnetismo intorno a noi. Basta una volgare bussola, la quale mostrerà un'oscillazione anomala dell'ago rispetto al Nord magnetico, naturalmente se si è lontani da corpi metallici, come le auto, che possono compromettere il rilevamento. Più professionalmente si può ricorrere al magnetometro di Gauss. Questo strumento dà anche risultati quantitativi del flusso magnetico. L'unità di misura s'esprime in Gauss (G), una vecchia unità nel sistema CGS che ci dà la misura della densità di flusso magnetico. Esso equivale a 10 a -4 Tesla. Il Tesla (T) è un'unità di misura dell'induzione magnetica nel sistema SI, pari a 1 Weber di flusso magnetico per metro quadrato. 1T = 1 Weber/mq.

 

Il rivelatore a I.R. viene usato generalmente in assenza di luce. Infatti le onde luminose, anche quelle delle lampade (non neon), contengono radiazioni infrarosse (IR). Esse hanno una lunghezza d'onda maggiore di quella della luce rossa ma minore di quella delle radioonde, compresa quindi nella gamma da 0.7 mm a 1 mm. La radiazione infrarossa venne scoperta da William Herschel nel 1800, nello spettro del sole. L'apparizione di un UFO, circondato da un suo campo di forza, può a volte essere accompagnata da un'emissione di raggi infrarossi. E' quello che è accaduto a due nostre spedizioni scientifiche nel lontano 1978 e 1979 a S. Egidio e a Ostellato. Si capisce, quindi, l'importanza di possedere un detector a IR o fotocamere dotate di pellicole IR, le quali possono essere rese sensibili alle radiazioni infrarosse fino a 1,2 mm.

Un rivelatore di raggi ultravioletti può avere la medesima importanza di quello dell'I.R. I raggi U.V. hanno una lunghezza d'onda che va dai 400 nm ai 4 nm (nanometri). Essi sono compresi tra i raggi violetti e i raggi X. Sono penetranti e dannosi per i tessuti animali. La maggior parte della radiazione UV usata per scopi pratici è prodotta da lampade ai vapori di mercurio. I vetri usati normalmente assorbono l'ultravioletto e per questo lenti e prismi usati per studiare l'UV sono costruiti in quarzo (pura silice cristallina). Il filamento all'interno della lampada, portato all'incandescenza dal passaggio degli elettroni per effetto Joule, produce l'evaporazione delle gocce di mercurio all'interno della stessa, trasformandole in portatori ionizzati di corrente. Il ritorno degli elettroni nei propri orbitali interni degli atomi di mercurio si manifesta mediante emissione di raggi ultravioletti e in minima parte di radiazioni del visibile (violetto). La colorazione del vetro bluastro scuro serve a proteggere e filtrare l'eccessiva quantità di raggi UV.

 

Le micronde. Le microonde sono onde elettromagnetiche, come già accennato, aventi lunghezza d'onda nella gamma da 10 a –3 a 0,03 metri. Esse si propagano in linea retta e, come le onde luminose, subiscono riflessione, rifrazione, diffrazione e polarizzazione.

Spesse volte l'apparizione di un UFO è accompagnata dall'emissione di microonde, le quali determinano deformazione di oggetti di plastica per fusione (da spiegare probabilmente con il violento calore provocato dalle molecole d'acqua superficiali), modificazioni della struttura chimico-fisica del terreno in caso di atterraggio, bruciature di erba, ecc. Ovviamente per un essere vivente, che si trovasse coinvolto nel campo energetico dell'UFO, i danni sarebbero irreparabili, come si può dedurre.

Le microonde mettono in violenta oscillazione le molecole dell'acqua, portandola all'evaporazione, riscaldando in tal modo qualsiasi involucro la contenga. E' in fase di ristrutturazione uno strumento in dotazione all'USAC, detector di microonde ad alta intensità e ad elevata frequenza.

 

Rivelatore di campi elettromagnetici. Per evitare che misure con strumenti elettronici possano subire interferenze o andare in tilt a causa di emissioni di campi elettromagnetici esterni, è opportuno sapere se ci si trova in questi campi di forza (es. potenti radioricevitori o elettrodotti, ecc.). Un rivelatore di campi elettromagnetici (comprese eventuali emissioni di microonde) ci mette al sicuro da molte sorprese. Il nostro rivelatore possiede un raggio di misurazione che va da 20mT a 200 mT.

 

Telecamere. Numerose volte le telecamere hanno ripreso le immagini di UFO in movimento. L'essenziale è fare in modo di rapportare l'immagine dell'UFO sullo sfondo con qualche oggetto, come un albero, il tetto di una casa, qualche lampione, ecc.

 

Fotocamere. Come si può utilizzare la fotocamera nella ricerca ufologica? Oltre a doverci trovare nell'eventualità di dover fotografare un UFO inaspettatamente, possiamo preparare un'attrezzatura di base da utilizzare durante una spedizione scientifica notturna, programmata sul tipo di quelle organizzate dall'USAC. Innanzitutto dobbiamo munirci di una pellicola molto rapida, dato che si deve fotografare molto spesso in precarie condizioni di luminosità e di oggetti in movimento. Tale scelta favorisce la possibilità di utilizzare tempi più veloci al fine di ottenere immagini il più possibilmente nitide. Naturalmente diventa critico l'utilizzo dell'esposimetro, qualora la fotocamera ne fosse dotata, date le complesse operazioni da effettuare istantaneamente in queste condizioni. Se poi la fotocamera è del tipo automatico, l'otturatore rischierebbe di restare aperto troppo tempo.

In genere consigliamo d'impostare 1/30 di secondo e diaframma tutto aperto. Se poi abbiamo l'intenzione di effettuare il tiraggio della pellicola, possiamo permetterci d'impostare 1/60 di secondo, ma non oltre, naturalmente sempre con diaframma a tutta apertura.

Elenco di seguito alcune delle pellicole più idonee a questo utilizzo e di semplice trattamento in camera oscura: ILFORD HP5 400 ASA tirabile fino a 3200 ASA; Kodak Trix 400 tirabile fino a 3200 ASA; Kodak Rekording 1150 ASA tirabile fino a 6000 ASA.

Naturalmente si potrebbero effettuare tiraggi superiori ma sono sconsigliati dato l'eccessivo aumento di grana e contrasto, che renderebbero i risultati inapprezzabili.

In genere i teleobbiettivi, meglio se molto luminosi, sono le ottiche che si prestano maggiormente a queste riprese, ma non devono essere troppo potenti, poiché, diminuendo il campo inquadrato, aumenta la probabilità di avere immagini mosse. I teleobbiettivi più sono potenti e meno sono luminosi, e la luminosità di un obbiettivo è molto importante. Comunque è bene portarsi appresso anche un obiettivo normale nella fortuita eventualità che l'oggetto sia estremamente vicino o che addirittura ve ne sia più di uno o una formazione completa, caso in cui un teleobbiettivo potrebbe rivelarsi eccessivo se non addirittura inutile. Possono essere utilizzati obiettivi ZOOM anche se non troppo consigliati, data la loro limitata luminosità all'aumentare del tiraggio. In caso di serate molto fredde si consiglia l'uso di fotocamere con otturatore comandato meccanicamente, poiché è prevedibile un calo di rendimento della pila nella fotocamera con otturatore comandato elettronicamente, e si rischia addirittura il bloccaggio della stessa, a meno di non alimentarla con batterie esterne opportunamente riparate dal freddo. Oltretutto si è appreso, quasi con certezza, che durante un avvistamento di un certo rilievo, la fotocamera con otturatore, comandato elettronicamente, ha smesso di funzionare. L'uso della pellicola ad infrarosso segue più o meno le stesse procedure ma viene usata nella ricerca ufologica di notte e, possibilmente in assenza di luna. L'infrarosso è sensibile alle fonti di calore e la pellicola impressionata rivela (come è accaduto spesso a ricercatori dell'USAC) forme geometriche ben definite, che non lasciano dubbi sulla loro interpretazione.

 

Binocoli. Ho sentito molti astronomi o astrofili dire: noi non abbiamo mai visto un UFO con i nostri telescopi. Anche i profani capirebbero che il campo visivo dei telescopi astronomici è molto ristretto e selettivo. In prossimità della superficie terrestre, date a volte le sofisticate manovre che accompagnano gli UFO, i telescopi non avrebbero la possibilità di localizzarli e di focalizzarli. Solo se visti fermi e ad una lontananza notevole, si avrebbero maggiori probabilità di inquadrarli.

I binocoli, invece, hanno un campo visivo molto ampio, una panoramica generale. E' conveniente, anche per i neofiti dell'Ufologia, usare binocoli 10x50, molto luminosi, possibilmente con ottica Zeiss.

 

Il nostro Centro, per esempio, ha in dotazione un binocolo all'infrarosso e un fotomoltiplicatore di luce. Ambedue gli strumenti vengono usati di sera o di notte. Quest'ultimo è capace di moltiplicare migliaia di volte la più piccola fonte luminosa, come quella di una stella.

 

Bussole. Uno strumento semplicissimo ma utilissimo. Ci dà, come tutti sanno, la posizione del Nord e, conseguentemente, degli altri punti cardinali. Utile per l'orientamento. Le bussole professionali hanno il vantaggio di calcolare trigonometricamente una delle tre grandezze, angolo d'inclinazione dell'oggetto, distanza dell'oggetto dall'osservatore e altezza dell'oggetto rispetto al suolo, conoscendo due delle tre.

 

Planisferi. Se si è digiuni di Astronomia, è opportuno avere con sé un planisfero per conoscere la posizione e la determinazione delle costellazioni, il nome di alcune stelle per un riferimento con eventuali oggetti osservati.

 

Penetrometro. In caso di impronte d'atterraggio lasciate da un UFO, per misurare il suo peso, si ricorre ad uno strumento chiamato penetrometro. E' un dispositivo che misura la pressione che un corpo esercita al suolo, espressa in Kg/cmq. Moltiplicando il valore di tale pressione per la superficie espressa in cm quadrati, si avrà la misura del peso dell'oggetto. La pressione al suolo viene determinata da puntali metallici. A seconda dei diversi tipi di terreno si userà un puntale adatto. Con delle tabelle in dotazione si tiene conto di alcuni parametri, come la temperatura, l'umidità, ecc. In ogni modo il calcolo, anche se non ben preciso, risulta ininfluente agli effetti del peso di un oggetto espresso in Kg. e traducibile in quintali o tonnellate.

 

Metal detector. A volte in una ricerca di frammenti al suolo risulta utile essere dotati di un cercametalli, apparecchiature che creano particolari campi magnetici influenzati dai metalli.

 

Micro radar. Piccolo dispositivo per il rilevamento entro poche decine di metri di corpi solidi incursori. Il funzionamento è simile al sonar.

 

Camera Kirlian. Serve per l'analisi comparativa delle aure di corpi vegetali soggetti a irradiazioni di natura anomala. E' utile anche per verificare le aure degli esseri umani.

 

Laboratorio fotografico personale. E' molto importante per poter stampare negativi recanti punti o tracce luminose sospette, allo scopo di sottoporli in un secondo momento all'analisi computerizzata. Per un fotografo di professione un punto luminoso su un negativo potrebbe non significare nulla e, quindi, non essere stampato. Ma gli ufologi sanno benissimo che, una volta ingrandita, tale immagine luminosa potrebbe tradursi, come è accaduto spesso, in qualcosa verosimilmente paragonabile ad un UFO.

 

Attrezzature varie. Scagliola con gesso per la costruzione di calchi relativi ad impronte sul terreno.

 

Per finire vorrei ricordare che, in caso di avvistamento di UFO, abbiamo a che fare con energie a volte sconosciute alla nostra tecnologia e alla nostra fisica terrestre. In ultima analisi, può accadere che un certo tipo d'irradiazione da parte di un UFO, comprendente anche fasci di onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, possa vanificare il funzionamento di molti strumenti sopra accennati. Ma il fatto stesso di accorgersi del loro mancato funzionamento, ci fa capire che siamo di fronte ad un fenomeno di vasta portata, forse un fenomeno UFO. La ricerca ufologica, come si vede dalla descrizione degli strumenti, abbraccia tutta la gamma di discipline scientifiche e il suo studio è prettamente interdisciplinare.

       

Ovviamente questa è solo una parte degli strumenti elencati in dotazione al nostro Centro di Ricerche. Alcuni di loro sono strettamente professionali, altri amatoriali ma efficaci, costruiti dai nostri tecnici. La mancanza di mezzi economici, non ci consente di far fronte all'acquisto o alla costruzione di altre apparecchiature utili nel campo della ricerca ufologica.

      

La tecnologia ha raggiunto un alto stadio evolutivo, eppure la scienza di oggi non è ancora in grado di superare determinati ostacoli alla comprensione del fenomeno UFO.

Negare il fenomeno non mi pare un saggio atteggiamento. Termino questa relazione con le sagge parole del grande astronomo Camille Flammarion, parole che non mi stancherò mai di ricordare: "La negazione sistematica di fatti inesplicati non ha mai fatto avanzare la scienza di un sol passo".  

Prof. Sebastiano Di Gennaro