Ne “Il libro perduto
del dio Enki” di Zecharia Sitchin ci sarebbe la traduzione letterale di
alcune tavolette sumeriche, traduzione che potrà benissimo essere
confermata o confutata da altri assirologi. Alla decima tavoletta (pag.
244) si parla del periodo subito successivo al diluvio universale e si
dice:
Alla notizia che
altri Terrestri si erano salvati i capi si sentirono rincuorati. Persino
Enlil (capo della colonia aliena sulla Terra, n.d.r.), che aveva
progettato la fine dell'Umanità, non era più in collera. E’ la volontà
del Creatore di tutte le cose (Dio)! Così si dissero. Che sia
dunque costruito un nuovo Luogo per i Carri Celesti (spazioporto),
per inviare da lì l’oro su Nibiru (il pianeta degli alieni, nel
nostro sistema solare)! Si misero alla ricerca di una nuova pianura
in cui il suolo si fosse inaridito e indurito. Nelle vicinanze del Luogo
dell’Atterraggio (spazioporto di Baalbeck, in Libano), in una
penisola desolata, trovarono questa pianura. Era piatta come un lago
dalle acque calme, circondata da bianche montagne. Questo è ora il
racconto del nuovo Luogo dei Carri Celesti, e dei due monti gemelli
creati artificialmente, e di come Marduk (primogenito di Enki e
Damkina, venerato come Ra in Egitto) usurpò l’immagine del leone.
Nella penisola scelta dagli Annunaki (gli alieni), le Vie celesti
di Anu e di Enlil (fascia centrale e nord della sfera celeste,
divise dal 30° parallelo nord) si rispecchiavano sulla Terra. Che il
nuovo Luogo dei Carri Celesti sia posizionato proprio su quel confine.
Che il cuore della pianura rifletta i cieli! Così suggerì Enlil a Enki.
Una volta che Enki fu d’accordo, Enlil, dai cieli, prese le misure. Su
di una tavoletta incise un grande progetto, perché tutti lo potessero
vedere. Che il Luogo dell’Atterraggio nelle Montagne del Cedro sia
incluso nel progetto! Così disse. Misurò la distanza fra il Luogo
dell’Atterraggio e il Luogo dei Carri. Al centro dei due luoghi progettò
un nuovo Centro di Controllo Missione: lì scelse un monte adatto, il
Monte che Indica il Cammino, così lo chiamò. Ordinò che vi venisse
costruita una piattaforma di pietre, simile a quella del Luogo
dell’Atterraggio, ma più piccola. Al suo centro una grande roccia fu
incisa all’interno e all’esterno, venne creata per ospitare un nuovo
Legame Cielo-Terra. Venne creata per sostituire il ruolo svolto da
Nibru-ki (città di Enlil a Sumer, chiamata Nippur in accadico),
prima del Diluvio; sarebbe stata un nuovo Ombelico della Terra. Il
Sentiero di Atterraggio (direzione di planata nella rotta di
atterraggio delle navicelle spaziali aliene) sarebbe stato ancorato
alle cime gemelle dell’Arrata (l’Ararat, in Turchia orientale),
al nord. Per demarcare il Corridoio di Atterraggio Enlil richiese altre
due vette Gemelle. Per delimitare così il confine del Corridoio di
Atterraggio, per consentire l’ascesa e la discesa. Nella parte
meridionale della desolata penisola, in un luogo montuoso, Enlil
selezionò cime gemelle vicine, a esse ancorò il confine meridionale.
Non vi erano montagne laddove era necessaria la seconda coppia di cime
gemelle. Dal suolo sporgeva solo una terra pianeggiante, sopra alla
valle ostruita dall’acqua (che si affaccia sul mar Mediterraneo).
Vi possiamo erigere sopra vette artificiali! Così disse Ningishzidda
(figlio di Enki, chiamato Thoth in Egitto) ai capi. Disegnò
per loro su una tavoletta, l’immagine di cime piatte ai lati svettanti
verso i cieli. Se si può fare, che così sia! Così approvò Enlil. Che
fungano anche da faro! Sulla terra piatta, sopra la valle del fiume
(l’Egitto), Ningishzidda costruì un modello in scala. Lo usò
per perfezionare gli angoli apicali e i quattro lati lisci. Accanto vi
mise una vetta più grande, ne orientò i lati in corrispondenza dei punti
cardinali della Terra. Gli Annunaki, con i loro strumenti, tagliarono le
pietre e le usarono per costruire. Accanto, in un luogo ben preciso,
Ningishzidda collocò la seconda vetta. La progettò munita di gallerie e
camere per i cristalli pulsanti. Quando questa cima mirabile svettò
contro il cielo, i capi vennero invitati a porvi la pietra apicale. Di
argentone, una lega creata da Gibil (figlio di Enki, esperto in
metallurgia), la Pietra Apicale era fatta. Rifletteva la luce del
Sole all’orizzonte, di notte era come una colonna di fuoco. Il potere di
tutti i cristalli si concentravano in un raggio sui cieli. Quando le
opere mirabili, progettate da Ningishzidda, furono completate e pronte,
i capi degli Annunaki entrarono nella Grande Vetta Gemella, e grande fu
il loro stupore per quanto videro. Ekur, la Casa Che è Come una Montagna
(la grande piramide di Giza), così la chiamarono, era un
faro per i cieli. Proclamava al mondo che gli Annunaki erano
sopravvissuti al Diluvio e che in eterno avrebbero regnato. Ora il Luogo
dei Carri Celesti può ricevere l’oro che proviene da oltremare. Da lì i
carri trasporteranno su Nibiru l’oro necessario alla sopravvivenza.
Saliranno da lì, verso est, laddove il Sole sorge il giorno designato.
Discenderanno da lì, verso sudovest, laddove il Sole tramonta il giorno
designato! Poi Enlil attivò i cristalli di Nibiru con le sue stesse
mani. Al loro interno luci misteriose iniziarono a tremolare, un ronzio
magico ruppe il silenzio. Fuori, all’improvviso, la pietra apicale
iniziò a brillare, era più lucente del Sole. La moltitudine di Annunaki
lì riuniti proruppe in un grido di gioia. Ninmah (sorellastra di
Enki ed Enlil, madre di Ninurta, capo ufficiale medico degli Annunaki),
commossa dall’evento, recitò e cantò un poema: La casa che è come una
montagna, la casa con una cima appuntita, è attrezzata per Cielo-Terra,
è opera degli Annunaki. Casa luminosa e scura, casa del cielo e della
Terra, per le barche celesti è stata assemblata, dagli Annunaki è stata
eretta. Casa il cui interno brilla di una luce rossastra, emette un
raggio pulsante che raggiunge luoghi lontani e alti. Nobile montagna
delle montagne, costruita grande e sublime, sarai al di là della
comprensione dei Terrestri. Casa di nobili strumenti, casa sublime
dell’eternità. Le pietre delle sue fondamenta lambiscono l’acqua (il
Nilo), la sua grande circonferenza è fissata nell’argilla. Casa le
cui parti sono abilmente intessute insieme. Luogo di riposo per grandi
dèi (alieni, gli Igigi) che orbitano nei cieli. Casa che è come
un punto di riferimento per le navicelle spaziali, casa impenetrabile.
L’Ekur è benedetto dallo stesso Anu (re degli Annunaki, gli alieni
di Nibiru). Così Ninmah cantò e recitò alla celebrazione. Mentre gli
Annunaki celebravano la loro mirabile opera, Enki suggerì allora a Enlil:
Quando in futuro ci si chiederà: quando e chi ha creato queste
meraviglie? Che sia creato un monumento accanto alle cime gemelle,
che annunci l’Era del Leone. Che il suo volto sia quello di Ningishzidda,
l’artefice delle vette. Che guardi proprio verso il Luogo dei Carri
Celesti! Che riveli alle generazioni future quando fu costruita, da chi
e quale era la sua funzione! Così suggerì Enki a Enlil. Enlil
approvò le sue parole e così disse a Enki: Utu (fratello gemello di
Inanna, chiamato Shamash in accadico) deve essere di nuovo il
comandante del Luogo dei Carri Celesti. Che il leone che guarda, sia
rivolto precisamente a est, che sia l’immagine di Ningishzidda!
Quindi secondo le
tavolette cuneiformi sumere la Grande Piramide di Giza sarebbe stata
costruita con la funzione di radiofaro da alieni nel 10.500 a.C.,
assieme alla Sfinge, che sarebbe un monumento commemorativo
dell’impresa. Il volto della Sfinge in origine era quello
dell’architetto progettista delle piramidi (Ningishzidda), ma sembra che
dopo il volto venne rimodellato per assomigliare a Marduk, nuovo re
dell’Egitto (infatti là era venerato come Ra). La Sfinge venne scolpita
col corpo leonino per indicare che la costruzione era stata eretta
all’inizio dell’era astrologica del Leone.
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