Il programma spaziale segreto
del Pentagono


 
 
di Cristoforo Barbato


 

Esistono indizi concreti dell’esistenza di un programma spaziale occulto parallelo a quello della NASA che impiegherebbe velivoli e tecnologie segretissime sviluppati attraverso programmi ombra e scaturiti da processi di retroingegneria aliena. E’ nelle mani del Pentagono - e non della NASA – il controllo dell’esplorazione spaziale del sistema solare.

Notevole scalpore tra i media hanno suscitato le dichiarazioni del presidente USA George W. Bush sulla volontà di vietare l’accesso allo spazio a chi è nemico degli Stati Uniti. Tali affermazioni, in effetti, sono in estrema sintesi il sunto di un documento “Politica nazionale dello spazio” postato in un oscuro sito web del governo americano lo scorso 6 ottobre (prima del weekend del Columbus Day), in modo da evitare che i mezzi d’informazione se ne occupassero; anche se in realtà è stato in seguito riportato in maniera sintetica dal quotidiano americano “Washington Post”. Con questo documento l’amministrazione Bush ha inteso rivedere la politica spaziale americana affinché possa essere consentito di “svolgere senza intralci operazioni nello spazio per difendere i propri interessi”. Gli USA “risponderanno alle interferenze e, se necessario, negheranno agli avversari l’uso di capacità spaziali ostili agli interessi nazionali degli USA”. Questo documento affida al Segretario della Difesa e al Direttore dell’Intelligence Nazionale l’incarico di “sostenere la trasformazione della difesa e dell’intelligence” e sviluppare “una struttura di forza operativa e capacità spaziali ottimizzate che sostengano la sicurezza nazionale e del territorio”. Tra l’altro le dieci pagine del documento conterrebbero un paragrafo soltanto che ammette l’esistenza della NASA, a cui si riconosce il ruolo di “realizzare un conveniente programma a lungo termine di esplorazione spaziale con esseri umani e robot”. Nonostante le rassicurazioni fornite da fonti della Casa Bianca nel non volere adoperarsi in una corsa alla militarizzazione dello spazio molti sono stati i pareri degli esperti che si sono dichiarati invece non convinti della natura pacifica di tale iniziativa.

MICHAEL-KREPON Descrizione della U.S. Air Force di uno
schieramento di postazioni laser spaziali.


Michael Krepon, dello Stimson Center ha giustamente asserito che un tale cambiamento di politica non farà altro che rafforzare i sospetti che gli USA vogliono sviluppare armamenti spaziali. Timori, che sottolinea Krepon, sarebbero alimentati proprio dal fatto che l’amministrazione Bush si rifiuta persino di discutere dell’argomento. Tuttavia alla luce di altre informazioni e documenti emersi negli ultimi anni sono certo (ipotesi tra l’altro formulata anche da svariati esperti) che tale iniziativa in realtà sia stata voluta al fine di contenere potenze “emergenti” in campo spaziale quali, è soprattutto, la Cina. Inoltre in merito al pericolo di una militarizzazione dello spazio occorre precisare che in effetti tale eventualità non è rilegata ad uno scenario futuro ma bensì a un’oscura realtà già esistente e figlia delle Guerra Fredda del secolo scorso. Militarizzazione che sarebbe progressivamente avvenuta è perfezionata nel corso degli ultimi 50 anni attraverso missioni spaziali segrete ed anche ufficiali. Grazie a testimonianze ed informazioni fornite da ex appartenenti alle forze armate ed all’intelligence USA ed anche della NASA emergono una serie di indizi concreti dell’esistenza di un vero è proprio programma spaziale segreto parallelo gestito esclusivamente dall’establishment militare a sua volta connesso al cosiddetto Governo Ombra. Un programma che impiegherebbe tecnologie e velivoli ben più avanzati rispetto a quelli ufficiali della NASA e di cui alcuni prototipi “convenzionali” solo negli ultimi anni sarebbero venuti alla luce ufficialmente quali futuri sostituiti dei datati Space Shuttle. Velivoli segreti e sistemi la cui tecnologia avanzata sarebbe scaturita, stando ad alcuni resoconti testimoniali, che saranno citati più avanti, tra cui quello del compianto Colonnello Philip Corso e non solo, da un programma occulto di retroingegneria aliena (1) iniziato negli anni ’50.


Progetti e velivoli spaziali militari

In effetti, la tecnologia per la costruzione di avanzati prototipi aerospaziali era ed è altamente classificata e rientra nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Secondo numerosi esperti tra cui lo scrittore aeronautico Bill Sweetman (direttore della rivista Jane’s International Defence Review ed autore del volume Aurora - The Pentagon's Secret Hypersonic Spyplane), il Pentagono non ha mai informato interamente il pubblico di tutti i suoi progetti, la stessa esistenza di interi black programs (2) ufficialmente non risulta, e nuovi sistemi nelle categorie degli stessi sono automaticamente top-secret. Diversi velivoli, con dispositivi che superano quelli elaborati dall’ingegneria di attuale generazione, solcano i cieli sopra le basi sotterranee del territorio statunitense. Esiste un intera famiglia di aerei concepiti con una propulsione mai vista e con schemi aerodinamici non ancora compresi al momento. L’interesse dell’Air Force per i velivoli spaziali di progettazione militare copre all’incirca un periodo di 40 anni. Gli studi in proposito si sono sviluppati sotto forma di scienza e tecnologia, design, studio delle missioni, e programmi di ingegneria.

The Pentagon's Secret
Hypersonic Spyplane
Dyna-Soar/X-20 X-30 NASP


Esempi di tale attività sono il primo programma di Aeroplano spaziale e il programma Dyna-Soar/X-20 - concepito alla fine degli anni ‘50 - sino a giungere al NASP - National Aerospace Plane - il primo aeroplano spaziale nazionale - nato nel 1984. Negli ultimi anni le industrie Skunk Works della Lockeeed (3) hanno vinto il contratto per la costruzione di uno space shuttle di nuova generazione, l’X-33. Un aeroplano spaziale con un solo stadio motore, un corpo che si solleva, comandato interamente da un computer. Rompe totalmente gli schemi con la tecnologia attuale ed è economico se comparato allo space shuttle. Un altro progetto di altissima concezione ingegneristica è l’SMV X-40, lo Space Maneuver Vehicle - Veicolo Spaziale ad alta Manovrabilità -, dei Laboratori di Ricerca dell’Air Force. Un velivolo avanzato che può essere affiancato da un’eventuale versione operativa, in grado di funzionare come secondo corpo stazionario in orbita e allo stesso tempo da satellite riutilizzabile. I sistemi operativi intercambiabili permettono all’SMV di affrontare missioni particolari, quali riempire i vuoti nella disposizione dei satelliti ed effettuare la sorveglianza di oggetti spaziali. Un SMV è concepito per combattere in orbita un anno intero. La sua piccola taglia e la capacità di mutare l’inclinazione orbitale e l’altitudine permettono il riposizionamento per un vantaggio tattico e la copertura dei sensori geografici. Inoltre può essere richiamato rapidamente dall’orbita. Il velivolo usa componenti di sottosistemi a basso rischio e tecnologie tipiche di un aeroplano in quanto ad operabilità e affidabilità.

La progettazione è stata diretta dalla Divisione Militare Tecnologica per gli Spazioplani ai laboratori di ricerca dell’Air Force della base Aerea di Kirtland, New Mexico. Un settore particolare della ricerca tecnologica si è orientata poi verso lo sviluppo di propulsioni con minimo utilizzo energetico e ad alto rendimento, quali i motori a IONI. Lo studio di tali sistemi risale per lo meno a 30 anni fa. I motori a IONI sono a basso impulso, cioè non hanno abbastanza “spinta”, ma possiedono, per contro, un incredibile velocità. L’ideale per l’esplorazione del Sistema Solare verso pianeti esterni. Perché aspettare 10 anni per un Voyager quando un motore a IONI con un’accelerazione costante potrebbe inviare una sonda attraverso il sistema solare a una velocità molte volte più alta di un razzo convenzionale? Durante gli anni ‘60 la NASA possedeva un motore a IONI attivo. Aveva funzionato per 40 ore su un banco di prova - 30 anni fa. Si supponeva fosse il motore di prossima generazione per una sonda spaziale. Ma non fu così. Tali progetti sono stati classificati e usciti fuori dall’area della NASA. Perché l’ente spaziale non ha mai fatto uso di un’idea così promettente? Gli scienziati andavano dicendo che questa era un’idea folle e poi, di colpo, l’idea scomparve dalla vista del pubblico. Alla NASA non è permesso di usarla? O forse è presidio dell’USAF? Esiste anche un altro studio su cui vale la pena soffermarsi e che nessuno ha mai menzionato. Secondo alcuni scienziati, l’idea per un motore di nuova generazione poteva tradursi in un motore nucleare per vettori. Sorge alla mente il sottomarino nucleare che nacque grazie ad un Capitano della Marina americana, il quale provò a montare un reattore nucleare in un sottomarino convenzionale. Oggi sarebbe facile produrre un motore nucleare per razzo con la tecnologia di cui disponiamo. Sicuramente numerosi studi sono stati condotti in tale area di ricerca senza che ne sapessimo nulla. Progetti come il NERVA (Nuclear Engine for Rocket Vehicle Application) e il DUMBO sviluppati negli anni ‘60 e il recente e classificato TIMBERWIND. Tutti studi a carattere termo-nucleare che prevedevano l’impiego di una forma propulsiva posteriore attraverso il lancio di idrogeno sopra un reattore caldo.



Progetto NERVA
Pag ( 1 2 3 4 )
(1) Processo che consente la comprensione del possibile sistema propulsivo di velivoli di origine aliena attraverso lo studio comparato dei suoi componenti principali.
(2) (Dall’ingl. Black=nero)Termine che indica quel tipo di programmi segreti condotti dal Governo con finanziamenti non ufficiali.
(3) Sezione particolare delle Industrie Aerospaziali Lockheed Martin preposta alla progettazione e realizzazione di velivoli segreti.
(4) Cfr. art. di E. Fouché “AURORA PROGRAM E AREA 51” UFO NETWORK n° 10 - Febbraio 2000