Lorena e il mistero della cantina di Dino Colognesi.
L’esperienza vissuta da Lorena è incredibile e per diverso tempo ha sconvolto la sua vita. I fatti risalgono al 1984 a quando Laura, una sua cara amica, andava ad abitare a Villa Estense. Sposata, originaria di Este, si accontentava di vivere per un po’ di tempo in una casa molto vecchia e nella quale, nel corso degli anni, non sono mai stati fatti lavori di restauro o di manutenzione. I pavimenti sono di pietra, i solai di tavole sono sorretti da travi di legno e l’intero ambiente viene riscaldato da una stufa a legna. Ad un lato della casa erbacce e sterpaglie impediscono di avvicinarsi per vedere dei balconi chiusi, sprangati e chiodati.
Non viene stipulato un vero e proprio contratto d’affitto. Comunque alcuni punti sono alquanto discutibili e uno dei quali dice che nessuno, nemmeno lei, può avere accesso ad alcune stanze dell’abitazione. Non può usufruire neppure di uno dei due locali esterni adibito a cantina e così pure dell’ampio scoperto davanti alla casa, coltivato ad orto, e dove al centro sorge un vecchio pozzo.
Laura confessa a Lorena che in quella casa non si sente tranquilla, che nell’aria c’è qualche cosa di strano e che ha paura. Alla coppia nasce un figlio che ben presto da segni di irrequietudine. Capita spesso che si alza di scatto e scappa piangendo cercando di far capire di essere stato molestato da qualch’uno che solo lui comunque riesce a vedere.
Laura un giorno deve uscire e chiede all’amica di assistere il bambino. Lorena, per tutto il tempo, ha l’impressione che una presenza invisibile le stia continuamente girando intorno sfiorandola, osservandola e mettendola a disagio.
Dopo qualche tempo sono in casa da sole quando Lorena chiede con insistenza all’amica di far visita ad una delle stanze chiuse. Tolgono con fatica il grosso filo metallico che blocca la porta e mentre varcano la soglia hanno l’ impressione di fare un salto indietro nel tempo e la netta sensazione di non essere da sole in quel posto.
Hanno il tempo sufficiente per vedere una vecchia sedia a dondolo che occupa il centro della stanza, mobili pieni di polvere, finestre senza le tende ed enormi ragnatele che pendono dal soffitto, poi, l’atmosfera gelida e la strana presenza le fanno desistere, costringendole ad uscire precipitosamente. Provano allora a togliere i chiodi, che bloccano la porta di una delle altre stanze al piano superiore, ma dopo vari ed inutili tentativi rinunciano.
Una notte, poco tempo dopo quella furtiva ispezione, Lorena fa un sogno allucinante. Nel sogno si avvicina alla porta della cantina, toglie i chiodi e le assi che la bloccano ed entra. Improvvisamente la stanza viene avvolta da una luce intensa, irreale, fortissima e vede un grosso coltello conficcato nel muro dal quale esce copioso del sangue mentre una macchia rossa si allarga sulla parete.
Terrorizzata cerca di fuggire ma una forza oscura glielo impedisce costringendola ad assistere a quella diabolica, terribile ed assurda visione.
Quando si sveglia è seduta sul suo letto, tremante e con le mani tra i capelli sta gridando disperatamente.
Nei giorni che seguono si convince sempre di più che una parte di lei sia realmente stata in quella cantina mentre il sogno continua a tormentarla ma preferisce non raccontarlo a nessuno, nemmeno alla sua amica.
Il pomeriggio di una fredda e nebbiosa domenica d’autunno, Lorena si trova a casa di Laura con diversi altri amici. Giocano a carte fino a sera quando decidono di andare a mangiare una pizza tutti insieme. Lorena si affaccia alla finestra e vede una luce che trapela da alcune fessure della porta della cantina e chiede a Laura se qualcuno è potuto entrare dimenticando poi la luce accesa ma l’amica risponde che nessuno può entrare in quella stanza e che non l’ha mai fatto neppure il proprietario. Mentre tutti si affacciano alla finestra incuriositi la porta si sta schiudendo lentamente lasciando passare una fascia di luce intensa, fortissima, irreale che squarcia la fitta nebbia della sera. Rimangono ad osservare per un po’ quell’insolito evento poi uno dei ragazzi si fa coraggio ed incita anche gli altri ad andare a vedere.
Si vestono, escono ed avanzano timidamente a piccoli passi verso quella luce fortissima per poi scomparire dentro la cantina.
Vi rimangono qualche minuto e quando rientrano in casa sono pallidi, smarriti e nessuno di loro parla. Alle insistenti domande delle ragazze uno di loro risponde che ci deve essere stato un cortocircuito e che la luce era talmente forte che non si riusciva a vedere niente. Poi, il ragazzo che accompagna Lorena, chiede insistentemente di tornare a casa.
Lorena capisce che in quella cantina è successo qualche cosa di insolito e sulla strada del ritorno chiede più volte al ragazzo di parlare fino a quando, con voce tremante e ancora visibilmente scosso, racconta la sua agghiacciante esperienza.
Un grosso coltello è conficcato nel muro dal quale esce copioso del sangue mentre una macchia rossa si allarga sulla parete. La stanza è avvolta da una intensa luce irreale mentre una forza oscura li immobilizza costringendoli ad assistere a quella assurda e sconvolgente visione.
Lorena rabbrividisce. Nessuno di loro era a conoscenza del suo sogno.
Da quella cupa domenica d’autunno Lorena non è più andata a casa dell’amica fino a quando, qualche tempo dopo, una telefonata della stessa le chiede di farsi vedere perché ha bisogno di parlarle. Quando arriva trova Laura sorpresa della visita e, agitata e confusa, giura di non avere mai fatto quella telefonata. Da quel giorno non si sono mai più riviste.
Ancora oggi Lorena deve trovare una risposta ai suoi interrogativi. Il sogno, la cantina, il sangue, la luce, che cosa volevano dire? Si trattava forse del messaggio incompreso di un’anima perduta? Il tentativo di portare alla luce un’atrocità consumata e nascosta in un angolo buio dimenticato nel tempo? O più semplicemente l’opera di uno spiritello vispo ed intollerante nei confronti di inquilini indesiderati.
La chiave dell’enigma probabilmente l’ha avuta tra le mani ma non ha saputo usarla. Comunque sia il mistero resterà tale, racchiuso segretamente tra le vecchie mura di quella casa.
Dino Colognesi. |