Le ruote alate di Apollonio di Tiana
Il presente studio è l’analisi, in un’ottica clipeologica, di un passo tratto dalla Vita di Apollonio, composta nel III secolo da Filostrato Maggiore. La sequenza descrittiva, che ho intenzione di esaminare, dopo aver tratteggiato un profilo del filosofo tianeo, si collega alla nota visione biblica di Ezechiele che già molti autori hanno interpretato come la testimonianza di un contatto per opera del profeta con creature extraterrestri. La macchina volante Ezechiele fu raffigurata da Ezechiele con le immagini e le metafore ingenue ma efficaci di un testimone che non possedeva né la forma mentis né i termini per rappresentare un ordigno tecnologico. [1]
***
Apollonio di Tiana [2]è un filosofo greco del I sec. a.C. Diffuse l’insegnamento di Pitagora in varie città dell’Impero romano e fondò una scuola neopitagorica nella città di Efeso. Di Apollonio ci sono pervenute scarse e frammentarie notizie. Non sono generalmente considerate molto attendibili quelle fornite da Filostrato Maggiore, che scrisse, su esortazione di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo, una Vita di Apollonio. Questa biografia, infatti, che ha un carattere encomiastico, contrappone la figura del filosofo, dipinto come un taumaturgo ed un iniziato, a Cristo.
Apollonio scrisse varie opere, purtroppo perdute o di cui si è conservato solo qualche lacerto per tradizione indiretta: Riti mistici concernenti i sacrifici, Divinazione per mezzo delle stelle, La Vita di Pitagora, Il testamento di Apollonio, in dialetto ionico, un Inno alla memoria. Le numerose lettere che ci sono state tramandate sotto il suo nome sono di incerta autenticità. [3]
Apollonio viaggiò molto per visitare templi e per conoscere i saggi del suo tempo: fu in Panfilia, Cilicia, Siria, Palestina. A Ninive, antica capitale degli Assiri, conobbe Damis che divenne suo fedele discepolo. Quindi si recò a Babilonia, ad Ecbatana, capitale della Media. Visitò anche l’India e forse il Nepal. Egli soggiornò anche ad Ilio, nell’isola di Lesbo, a Cipro, Atene, Creta, Roma, a Gades, nell’isola di Rodi, ad Alessandria, dove incontrò il futuro imperatore Vespasiano (69-79 d.C.). Intraprese poi un lungo viaggio fino in Etiopia, donde tornò nel basso Egitto ed in Fenicia. Da lì si diresse in Asia minore. Secondo alcune leggende il filosofo pitagorico non morì, ma scomparve misteriosamente. Una tradizione ricorda che ascese al cielo col corpo, ma fu visto ancora dopo la “morte”.
Mentre percorreva il cammino che lo portò in India, Apollonio sostò a Babilonia dove s’intrattenne a lungo con i Magi presso i quali si recava a mezzogiorno ed a mezzanotte. Secondo il biografo, il filosofo non permise mai a Damis di accompagnarlo ed alle domande dell’allievo sui saggi caldei, egli rispondeva: “Essi sono sapienti, ma non in ogni cosa”.
Il passo che descrive la sala cui accedeva il teosofo si rivela di notevole interesse sotto il profilo clipeologico. Apollonio entrava in un tempio coperto da una cupola costellata di zaffiri. Sulla volta azzurra erano effigiati degli abitanti celesti, scolpiti con l’oro e che sembravano muoversi nell’etere. A questa volta erano sospese quattro Igee dorate che i magi definivano le “lingue degli dei”. Erano quattro ruote alate. Secondo Mead, “i prototipi di queste ruote sono descritti, ma imperfettamente nella visione di Ezechiele. Le sferule d’Ecate, adoperate nelle pratiche magiche, sono le discendenti degenerate di queste “ruote viventi” o sfere di elementi vitali”.
Il brano purtroppo non è molto chiaro laddove l’autore indugia nella raffigurazione delle Igee. Igea è la personificazione della Salute, spesso considerata la figlia di Asclepio o una delle Esperidi. [4]
Alcuni particolari della descrizione attraggono l’interesse dei ricercatori abituati a rintracciare indizi di presenze extraterrestri nel passato: gli esseri celesti raffigurati sulla volta e soprattutto le ruote alate delineano un tipico scenario di paleoastronautica. Non è un caso se Mead subito accosta le “lingue degli dei” alla visione di Ezechiele, che molti studiosi non condizionati da letture dogmatiche, interpretano come la testimonianza, per quanto trasfigurata ed adattata alla forma mentis di un uomo dell’antichità., di un avvistamento U.F.O. e forse di un contatto con i loro occupanti.
Così il profeta ebreo descrive il suo incontro: “Ed ecco un vento di tempesta soffiare da settentrione, una grande nube, un fuoco avvolgente circonfuso da un’aura luminosa. In mezzo alle fiamme brillava come del rame lucido. Nel centro del fuoco trasparivano le sagome di quattro creature e così era il loro aspetto: erano simili agli uomini. Ognuno di loro possedeva quattro facce e quattro ali; i loro piedi erano diritti ed avevamo le piante simili a quelle dei piedi dei vitelli. Splendevano come rame polito”.
Nel 1968, in seguito alla pubblicazione del saggio di Erich Von Daniken, Chariots of the gods, un ingegnere della N.A.S.A., Josef Blumrich si cimentò nella confutazione dell’ipotesi di Von Daniken, secondo il quale Ezechiele aveva scorto una oggetto volante. Non di meno nel 1973 Blumrich si “convertì” all’archeologia spaziale, dando alle stampe The spaceships of Ezekiel. Nel testo l’ingegnere ricostruì l’aspetto della nave spaziale osservata dal profeta, individuandone particolari tecnici come i rotori, le carenature, i sostegni di atterraggio. Il disegno che egli realizzò dell’ordigno ricorda una capsula come Gemini o Apollo. [5]
A ben vedere la descrizione della volta per opera di Erostrato, nonostante qualche particolare incongruo forse perché di ardua traduzione e definizione, non è poi così dissimile dalla “teofania” di cui fu testimone Ezechiele. Gli esseri divini che fluttuano nel firmamento e le ruote alate color dell’oro tratteggiano una possibile sinopia clipeologica.
D’altronde uomini eccezionali furono o in contatto con creature di altri mondi o sfiorarono dimensioni ignote, come nel caso di altri profeti e maestri. Apollonio di Tiana, appartenga la sua figura alla storia o alla storia romanzata o alla leggenda, fu un uomo eccezionale.
Di Apollonio, detto il Cristo pagano, riporto alcuni ammaestramenti: sono le parole di un uomo intemerato, parole da scolpire nella coscienza, per chi ha ancora una coscienza.
Non fate alcun conto del denaro prelevato con le imposte gravi che opprimono il popolo; il denaro che viene dalle lagrime è vile e maledetto.
Un più grande potere s’impone al saggio: egli deve morire per le sue idee e la verità deve a lui essere più cara che la vita. Non sono né la legge né la natura che a lui dettino tale scelta, ma il suo coraggio e la sua forza d’animo. Né il fuoco né la spada motiveranno la sua risoluzione; nulla saprà indurlo al più piccolo tradimento.
Antonio Marcianò
Note
[1] In altri articoli ho ricondotto passi di autori antichi ad un contesto clipeologico: vedi A. Marcianò, Presunti fenomeni ufologici e solari nel Bellum civile di Petronio, 2005; Id., Gli U.F.O. di Lucano, 2005
[2] La città di Tiana sorgeva nella Cataonia, regione dell’Asia Minore, sul confine della Cilicia e della Commagene. Vedi Enciclopedia dell’antichità classica, Milano, 2000, s.v. Cataonia
[3] Su Apollonio di Tiana, vedi Enciclopedia… op.cit. s.v inerente. Si legga anche il profilo di G. Bufalo, Apollonio da Tiana, taumaturgo, iniziato e teosofo, 2002. Una pregevole ed esauriente monografia è quella di G.R. Mead, Apollonio di Tiana il Cristo pagano miracoli e profezie nel paganesimo del I secolo, Genova, 1988. R. Cavendish, Storia della magia, Milano, 1985, 1991, pp. 24-26, si sofferma sul taumaturgo che descrive come “un uomo dalla personalità imponente.” Non manca chi ritiene che Apollonio debba essere identificato con Paolo di Tarso. I lettori che intendano documentarsi su questa affascinante figura, potranno leggere Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, Milano, 1978, curata da Dario Del Corno, sul testo critico della Vita inclusa nell’edizione delle opere di Filostrato a cura di C.L. Kaiser, Leipzi Teubner, 1870-1871 (ristampa del 1964)
[4] Su Igea vedi Mitologia greca e romana, Milano, 1999, s.v. inerente
[5] Vedi J. Blumrich, E il cielo si aprì, Torino, 1976. La ricostruzione di Blumrich è ritenuta corretta da A. Alford, Il mistero della genesi delle antiche civiltà, Roma, 2000, pp. 32-34. Concordo con Alford.